Dal virtuale alla realtà: l'esempio della Eco Energy Blockchain Solution

di Irene Prota

Il 2019 sarà l'anno delle criptovalute? Difficile dirlo, ma di sicuro quello che per molti ragazzi oggi è un passatempo, un hobby, un gioco, per altri è diventato pura realtà imprenditoriale. Il mondo delle Blockchain e delle criptovalute pur essendo completamente digitale si concretizza in qualcosa di altamente pratico e concreto: una Mining Farm, una realtà d'impresa equipaggiata con potenti computer per generare criptovalute. Basti pensare che nel 2016 c'erano appena 730 start-up di tecnologia finanziaria, la cosiddetta Fintech. Oggi in Europa se ne contano ben 1.210 nuove, con un boom del 66 per cento. Negli stessi anni si è manifestato un aumento nei finanziamenti per Ricerca e Sviluppo del 70%, due indicatori che mostrano come il mercato virtuale stia tirando a sé proseliti. 

Ma che cosa produce esattamente una mining farm? A dispetto del nome che potrebbe far pensare ad un allevamento di mine, la mining farm è un luogo circoscritto in cui viene utilizzata potenza di calcolo di centinaia di computer tutti volti ad una stessa finalità, quella di minare per generare criptovalute. Poco importa che si tratti di una fattoria abbandonata o di un ex capannone industriale recuperato, il punto focale è che la mining farm sia attrezzata con potentissimi pc capaci di risolvere i puzzle crittografici necessari a ottenere i token – moneta virtuale. Ciò necessita di elevata potenza di calcolo, in quanto si è in competizione con tanti altri minatori, che nello stesso momento sono impegnati a dirimere l’algoritmo risolutivo, per cui all’aumentare della potenza della farm si accresce la probabilità di riscuotere una singola criptovaluta. 

Come ogni altra azienda, anche una mining farm ha bisogno di combustibile per autoalimentarsi, in questo caso il carburante è costituito da energia utilizzata per alimentare i numerosi miner addetti alla soluzione dell’equazione. Una volta trovata, i miner vengono ricompensati in criptovalute ed ecco che si arriva alla creazione di valore. 

Si tratta di una vera e propria nuova frontiera in cui la Svizzera è pioniera in Europa: la Confederazione Elvetica ha mosso i primi passi nel 2016 regalando al Paese il primato dello Stato più crypto-friendly sul mercato europeo. A far parte di questo scenario c’è un gruppo di tre ragazzi audaci e freschi di nozioni universitarie, assieme ad un professore universitario di Economia, un Consulente Fiscale ed un CEO di un’azienda elettrica. Questo piccolo ma efficace team ha fondato una delle start-up svizzere appartenenti al gruppo sovra menzionato, sotto il nome di Eco Energy Blockchain Solution SA (E2BS). L’idea nasce nel 2017 grazie alla spinta imprenditoriale dei giovani laureandi in Ingegneria Informatica, i quali già da anni erano coinvolti nel mondo Fintech. Una volta progettato l’archetipo della start-up, questa viene presentata al loro docente di economia: l’idea non solo piace ma verrà anche supportata da investitori luganesi interessati al mining. Oggi E2BS è in grado di combinare perfettamente i pezzi di un puzzle formato da sostenibilità, prima caratteristica con impronta svizzera, profittabilità, attributo fondamentale per la sopravvivenza aziendale, e sfruttamento massimo dell’intelligenza artificiale. 

Così giorno dopo giorno le imprese del settore si sono moltiplicate. Ed oggi secondo il Fintech Hub Ranking 2018, Zurigo e Ginevra occupano rispettivamente il secondo e terzo posto sul podio per ecosistema tecnofinanziario, città superate solo da Singapore. A settembre di questo stesso anno, nella Confederazione Elvetica, il numero di aziende che si occupava di nuove tecnologie finanziarie ammontavano ad oltre 200.000, mentre solo in primavera erano circa la metà; nel 2017 gli investimenti in start-up svizzere erano già a quota 938 milioni di franchi svizzeri ed in particolare quelli in aziende fintech erano cresciuti maggiormente in percentuale (+61,8%) rispetto al precedente anno. Il ministro dell’economia svizzero, Ueli Maurer, ha affermato che il suo Paese potrebbe in pochi anni avvalersi unicamente di monete virtuali. L’approccio svizzero risiede su due pilastri fondamentali: evitare di porre nuovi rischi sul mercato e tolleranza zero per eventuali casi di frode. 

Nonostante siano molti gli scettici e addirittura i contrari a questa nuova tecnologia, i numeri di mercato, i trend, le statistiche e le previsioni hanno partorito numeri chiari verso una espansione a macchia d’olio della tecnofinanza nel mondo reale. Nonostante uno degli uomini attualmente più influenti sulla scena bancaria, nonché CEO di JP Morgan, Jamie Dimon, sia fermamente convinto che l’Era delle criptovalute sia destinata a scoppiare in una bolla finanziaria, è possibile che il successore dell’homo sapiens teorizzato da Charles Darwin pagherà un giorno il suo pezzo di pane in Bitcoin.

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