LA FORMAZIONE

Nacque a Brescia il 28 marzo 1914 da Filippo e da Egina Chiariotti. Nel 1932, dopo la maturità, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza. Nel 1934 si trasferì a Padova dove frequentò gli ultimi due anni accademici della Facoltà di Giurisprudenza della Regia Università, studiando economia con Marco Fanno. Dal 1933 al 1936 trascorse alcuni periodi di studio in Germania, a Monaco di Baviera. Nel gennaio 1936 si laureò con il massimo dei voti e la lode con una tesi su Le vicende del sistema tipo cambio aureo, relatore Marco Fanno.

L’IMPEGNO NELLE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI

Dopo un breve assistentato universitario a fianco di Fanno, Carli divenne funzionario dell’Iri nel luglio 1938, presentato da Giovanni Battista Montini (il futuro Paolo VI) a Sergio Paronetto (dirigente dell’Ufficio studi dell’ente nonché esponente di primo piano della Fuci). Nel settembre 1944 divenne membro della Commissione per lo studio della ricostruzione finanziaria dell’Italia. Nell’agosto del 1945 divenne membro della Consulta nazionale su designazione del Partito liberale. Nell’agosto del 1946 fece parte, con Menichella, della delegazione italiana per la negoziazione del Trattato di pace. Nel gennaio del 1947 partecipò con De Gasperi, Menichella e Campilli, alla missione negli Stati Uniti, durante la quale venne negoziato il primo prestito ottenuto dall’Italia nel dopoguerra. Dal maggio 1947 al settembre 1952 fu direttore esecutivo per l’Italia nel Fondo monetario internazionale. Dal settembre 1950 al 1952 fu presidente del Comitato di direzione dell’Unione europea dei pagamenti, di cui rimase membro fino al 1957. L’Unione europea dei pagamenti venne costituita per risolvere i problemi derivanti dalla necessità di effettuare i pagamenti intraeuropei in presenza di valute ancora inconvertibili. C’era bisogno quindi di un organismo che potesse guidare il passaggio, all’interno dell’Europa, dal bilateralismo vigente nell’immediato dopoguerra al multilateralismo. Nel dicembre 1952 assunse la presidenza dell’Istituto centrale per il credito a medio termine, carica che mantenne fino al 1957. Da maggio 1957 a luglio 1958 fu ministro del Commercio con l’estero nel governo Zoli. Il momento fu cruciale, perché il 1° gennaio 1958 entrava in vigore il trattato istitutivo della Cee, siglato a Roma il 25 marzo dell’anno precedente. Cercò, senza successo, di attrarre verso il Mercato comune il Regno Unito.

Einaudi - Londra, settembre 1947 Einaudi e Menichella accompagnati da Guido Carli e Ugo La Malfa

Einaudi - Londra, settembre 1947
Einaudi e Menichella accompagnati da Guido Carli e Ugo La Malfa

ALLA GUIDA DELLA BANCA CENTRALE

Il 31 ottobre 1959 Carli venne nominato direttore generale della Banca d’Italia. La strada era ormai segnata: il 18 agosto 1960, divenute effettive le dimissioni di Donato Mecnichella, fu nominato governatore. Questo fu il periodo di maggior impegno della carriera di Carli. Con Paolo Baffi, il consigliere economico della Banca nominato direttore generale, che nelle sue memorie Carli definisce l’«intelligenza critica al [mio] fianco», e con la vigile e intelligente collaborazione di Antonino Occhiuto, nominato vicedirettore generale addetto al funzionamento della complessa macchina della banca centrale, Carli completò il lancio dell’economia italiana sul piano internazionale, mettendo a disposizione delle imprese denaro a basso costo; ricostruì le riserve auree depauperate dalle vicende belliche; contribuì a creare il mercato dell’eurodollaro allentando i vincoli internazionali all’offerta di dollari; potenziò il Servizio studi della Banca trasformandolo in una fucina di nuovi dirigenti del Paese e in una vera scuola di economia. Da questa scuola sarebbe uscita la prima analisi scientifica dell’economia italiana sotto forma di un modello econometrico. Nel giugno del 1975 presentò le dimissioni dall’incarico di governatore e lasciò la Banca il 18 agosto 1975.

Washington, 30 settembre 1963 Guido Carli e J. F. Kennedy

Washington, 30 settembre 1963
Guido Carli e J. F. Kennedy

Roma, Palazzo Koch, maggio 1968 Guido Carli, Francesco Masera, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Ercolani

Roma, Palazzo Koch, maggio 1968
Guido Carli, Francesco Masera, Carlo Azeglio Ciampi, Mario Ercolani

LA PRESIDENZA DI CONFINDUSTRIA

Nel 1976 divenne presidente dell’Impresit International e, in questa veste, accogliendo la proposta di Gianni Agnelli, accettò di diventare presidente della Confindustria, in presenza di una grave crisi economica e della conseguente crisi sociale. Durante il suo mandato, con la collaborazione di Paolo Savona già con lui presso la Banca d’Italia, in un momento in cui le richieste (anche quelle degli imprenditori) erano più favorevoli alla protezione che alla concorrenza, Carli indicò decisamente la strada del liberismo e della competizione leale tra chi produceva per il mercato interno e chi produceva per l’esportazione, e tra la componente pubblica e quella privata dell’economia. Egli propose, a questo fine, la nascita di una legge regolatrice della concorrenza e la creazione di un’autorità capace di governarla, per vincolare la crescente presenza dello Stato nell’economia, certamente temendo che questa avrebbe potuto ampliarsi a seguito dell’ingresso del Partito comunista italiano nell’area di governo, ma anche per assoggettare gli stessi imprenditori privati alle regole della libera competizione di mercato, non sempre da essi bene accette.

Al chiudersi degli anni Settanta, segnati da fortissime tensioni sociali e che avevano avuto nel rapimento e nell’assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse uno degli episodi più drammatici, la situazione italiana sembrò normalizzarsi e Carli, finito il mandato di presidente della Confindustria, accettò nel maggio del 1980 l’incarico di presidente dell’UNICE (Union des industries de la Communauté Européenne).

Roma, luglio 1976 Gianni Agnelli, Guido Carli e il ministro del Tesoro Emilio Colombo

Roma, luglio 1976
Gianni Agnelli, Guido Carli e il ministro del Tesoro Emilio Colombo

LA NASCITA DELLA LUISS

Un altro fronte che lo vide impegnato fu quello culturale. Già poco dopo l’ingresso in Confindustria, su impulso di Giovanni e Umberto Agnelli guidò il processo di trasformazione in senso laico della vecchia Pro Deo che venne ribattezzata Libera Università Internazionale per gli Studi Sociali (LUISS), della quale fu presidente dal novembre 1978 all’aprile 1993 e che oggi porta il suo nome. Rettori dell’istituto – e fautori con Carli del suo rilancio culturale – furono Rosario Romeo, Carlo Scognamiglio e Mario Arcelli. 

Siena, 25 giugno 1977 Guido Carli nel corso del suo intervento

Siena, 25 giugno 1977
Guido Carli nel corso del suo intervento

SENATORE DELLA REPUBBLICA E MINISTRO DEL TESORO

Il 26 giugno 1983 iniziò l’ultima fase della vita pubblica di Carli, con un impegno diretto nella vita politica, quando venne eletto senatore nelle file della Democrazia cristiana nel collegio di Milano I (IX legislatura). Rieletto il 14 giugno 1987 nel collegio di Brescia (X legislatura), fu ministro del Tesoro nel sesto e nel settimo governo Andreotti (22 luglio 1989 - 12 aprile 1991 e 12 aprile 1991 - 24 aprile 1992). Durante questo incarico egli negoziò e firmò (7 febbraio 1992) il Trattato di Maastricht, costitutivo dell’Unione monetaria europea, ottenendo nell’Addendum la clausola di convergenza graduale per il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo. Con questa clausola, Carli aprì la possibilità all’Italia di partecipare alla moneta unica fin dal suo avvio, dato che se fosse stato fissato un rapporto rigido del 60%, come richiesto dai partner nordeuropei, il nostro Paese sarebbe rimasto sicuramente escluso. L’ultimo disegno di legge da lui portato in Consiglio dei ministri prevedeva, in applicazione del Trattato, l’abolizione della facoltà del Tesoro di indebitarsi in conto corrente presso la Banca centrale. Altri provvedimenti varati durante la sua permanenza al Ministero furono: le misure per aumentare l’efficienza del mercato dei titoli pubblici, la legge Antitrust, la legge istitutiva delle società di intermediazione mobiliare, la legge sull’Insider Trading, la legge che ha trasferito alla Banca d’Italia il potere di variare i tassi ufficiali, l’attuazione completa della liberalizzazione valutaria e l’ingresso della lira nella “banda stretta” del Sistema Monetario Europeo. Molti di questi passi furono propedeutici al vasto programma di privatizzazioni compiuto negli anni Novanta.

Washington, 25 settembre 1990 Il ministro del Tesoro Guido Carli

Washington, 25 settembre 1990
Il ministro del Tesoro Guido Carli

Maastricht, 7 febbraio 1992 Il ministro del Tesoro Guido Carli e il ministro degli Esteri Gianni De Michelis firmano il Trattato sull’Unione europea

Maastricht, 7 febbraio 1992
Il ministro del Tesoro Guido Carli e il ministro degli Esteri Gianni De Michelis firmano il Trattato sull’Unione europea

GLI ULTIMI ANNI

Oltre che consulente della Banca Popolare di Novara, nel luglio del 1992 fu nominato presidente dell’International Advisory Board della Banca Nazionale del Lavoro e consulente della Banca di Roma per la finanza internazionale e per le iniziative all’estero. A dicembre tornò alla presidenza di Fiat Impresit della quale era stato già presidente dal 1978 al 1989.

Morì a Spoleto il 23 aprile 1993.