Genova, Banca Passadore
Via Ettore Vernazza, 27

L’economia europea nel nuovo ordine internazionale

Programma dell’evento

Introduce e coordina:
Federico Carli, Presidente dell’Associazione Guido Carli


Intervengono:
Mervyn A. King, Lord King of Lothbury, già Governatore Banca d’Inghilterra

Pierluigi Ciocca, già Vice Direttore Generale Banca d’Italia

Luca Di Donna, Ordinario Diritto Privato Europeo, Sapienza Università di Roma

Rainer Masera, Preside Facoltà di Economia, Università “Guglielmo Marconi”

Paolo Savona, Presidente CONSOB

Intervento di Federico Carli in Banca Passadore a Genova - 10 Settembre 2019

Intervento di Federico Carli in Banca Passadore a Genova - 10 Settembre 2019

La riflessione odierna sull'economia europea nel nuovo ordine internazionale è importante, per diversi ordini di motivi.

Innanzi tutto la qualità, il livello degli ospiti.

La presenza di Mervyn King rende l'occasione irripetibile. Indiscusso protagonista delle vicende economiche internazionali degli ultimi trent'anni, governatore della Banca d'Inghilterra, membro della Camera dei Lord, raffinato intellettuale, egli conferisce un rilievo altissimo alla discussione, impreziosita dagli interventi di Pierluigi Ciocca, Luca Di Donna, Rainer Masera e Paolo Savona.

La riflessione è resa rilevantissima dalla fase, delicatissima, cruciale, in cui essa ha luogo:

- Siamo nel pieno della vicenda "Brexit", a poche settimane dalla data limite per dare una parola finale a questa situazione dai contorni nebulosi e di rilevanza storica (“la più grave crisi politica attraversata dalla Gran Bretagna da ben oltre un secolo”, non una mera questione economica come talvolta, con eccesso di semplificazione, viene trasmesso dai media e dagli intellettuali!).

- Siamo alla vigilia dell'insediamento dei nuovi organi comunitari, in un periodo intricato e decisivo per l'Unione Europea.

- Siamo in mezzo a una inaspettata transizione politica in Italia, con un esecutivo che ha appena visto la luce dopo la repentina crisi di governo di Ferragosto.

- Siamo nell'epoca dei cosiddetti populismi, di cui forse non abbiamo compreso pienamente le ragioni, che impongono un'analisi diversa delle società occidentali.

- Siamo all’inizio di fenomeni migratori di dimensioni sconosciute e forse non prevedibili, la cui scala è destinata a esercitare pressioni enormi sull'intero Occidente.

- Siamo in presenza di sconvolgimenti ambientali che rischiano di mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza dell'umanità.

- Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica, i cui effetti sono destinati a modificare i modi di produzione, gli assetti sociali e a creare tensioni tra classi generazionali e tra classi di lavoratori.

- Siamo agli albori di un nuovo assetto geopolitico mondiale, che, al di là delle possibili "guerre commerciali" e "guerre valutarie", da molti osservatori evocate e temute, è foriero di incertezza e impone di ragionare in modo diverso che nel recente passato.

- Siamo in una fase di rallentamento ciclico dell'economia mondiale e, sebbene a mio avviso sia fuori luogo parlare di crisi o di possibile recessione globale, ciò esaspera i problemi appena elencati.

Nella sua relazione Mervyn King tocca tutte le questioni richiamate, che sono tra loro intrecciate, e ci obbliga a riflettere sulla complessità di questi temi: ci obbliga ad andare in profondità, a non rimanere sulla superficie dell'oceano. Al di là dell'economia, ci sono aspetti politici, sociali, demografici di cui dobbiamo essere consapevoli quando esaminiamo la fotografia attuale dell'Europa e del mondo.

Oltre alla ricchezza dei temi trattati e alla profondità dell'analisi, oltre alla fase in cui essa avviene, la discussione possiede connotati d'interesse rari oggi in Italia per una questione di metodo. L'approccio metodologico adottato da Mervyn King e dagli altri oratori della nostra conferenza, pienamente condiviso dall'Associazione Carli, rompe gli angusti schemi entro i quali il dibattito pubblico italiano è stato ingabbiato negli anni recenti e ci impone di ampliare lo sguardo.

L'Associazione di cultura economica e politica Guido Carli è infatti persuasa che il vero pericolo per il Paese sia costituito dall'assuefazione ai dogmi posti dalla "saggezza convenzionale", che, inibendo l'originalità e la stessa libertà di pensiero, non possono che portare al ripiegamento su sé stessi, alla paura, al declino. In questo senso è necessario recuperare l'esempio di un grande economista inglese che era mosso dal desiderio di combattere le opinioni prevalenti e di esplorare sempre nuovi punti di vista. Oggi come allora, la scolastica saggezza della nostra classe dirigente si fonda su assunti forse superati, certamente inadeguati a fornire le risposte che la società attende. Keynes esortava a inventare una saggezza nuova per una nuova era e, per fare qualcosa di buono, sollecitava sé stesso e i suoi colleghi economisti ad apparire eterodossi, problematici, originali. Purtroppo, già molti anni fa, Marcello de Cecco annotava che i convegni spesso hanno un carattere eminentemente ufficiale, celebrativo, nei quali l’eventuale dissenso verso le opinioni prevalenti può sembrare vagamente malevolo e jettatorio.

Il convegno odierno è stato organizzato con l’intento di fuoriuscire dalla saggezza convenzionale e di favorire una riflessione seria e profonda sulla complessità dei problemi attuali, che non possono essere affrontati secondo lo schema "puro mainstream", un inaccettabile arroccamento in difesa di posizioni e interessi precostituiti, lontano dalla sensibilità dei cittadini d'Europa e incurante delle statistiche, vs. "lo smantellamento del sistema", soluzione impraticabile e dannosa.

Italia e Regno Unito hanno spesso giocato un ruolo fondamentale e fondamentalmente positivo nell'edificazione dell'Europa, nonostante la vulgata convenzionale tenda talvolta a sminuirne lo straordinario apporto.

Negli ultimi anni in Europa, come nei consessi multilaterali e globali, la collaborazione internazionale ha sofferto per l'affievolimento della voce dell'Italia. Non vi sono ragioni perché essa non torni a levarsi forte in difesa degli interessi nazionali, convergenti con quelli di una comunità di nazioni nella quale lo sviluppo si concili con la coesistenza pacifica.

Il contributo culturale del Regno Unito alla soluzione dei problemi del Vecchio Continente non può, non deve, andare perduto, anche se fuori dalla UE. Il contributo intellettuale e politico dell'Italia – paese storicamente ricco di economisti eterodossi, problematici, originali –, deve tornare a essere propulsivo, dentro la UE.