Milano, 28-29 novembre 2018
Aula San Giorgio
Piazza S. Giorgio, 2
Partecipano:
Marco Bentivogli, Federico Carli, Elio Catania, Mauro Magatti, Alessandro Magnoli Bocchi, Don Walter Magnoni, Giangiacomo Nardozzi, Giuliano Noci, Cristiana Rogate, Michele Salvati, Paolo Segatti, Lucia Tajoli, Stefano Zamagni
Modera: Cristiana Rogate
“Cambio di paradigma: uscire dalla crisi pensando il futuro” (M. Magatti, Feltrinelli) obbliga il lettore a riflettere sulla società italiana al di fuori degli schemi interpretativi che si sono affermati negli anni recenti, fino a divenire un abito mentale, una sorta di convenzione, a cui buona parte della nostra classe dirigente si è conformata, facendo emergere un rischio di affievolimento dello spirito critico che è invece indispensabile per comprendere, oltre la registrazione dei fenomeni che appaiono in superficie, i movimenti profondi che interessano una comunità e per orientarne le prospettive verso il progresso.
Per questo l’Associazione di cultura economica e politica Guido Carli ha organizzato due giornate di dibattito, invitando Marco Bentivogli, Federico Carli, Elio Catania, Mauro Magatti, Alessandro Magnoli Bocchi, Don Walter Magnoni, Giangiacomo Nardozzi, Giuliano Noci, Cristiana Rogate, Michele Salvati, Paolo Segatti, Lucia Tajoli e Stefano Zamagni a ragionare intorno alla crisi della società italiana, con l’obiettivo di individuare un nuovo cammino in grado di generare speranza, fiducia, sviluppo.
Negli anni recenti la politica e gli intellettuali sono stati a rimorchio di altri centri di potere, hanno perso la propria "sovranità", la propria capacità di incidere e di dominare gli eventi, indispensabile per il mantenimento dell’autorevolezza su cui si fondano le ragioni e le fonti del potere democratico. E’ saltata la gerarchia delle priorità. Il fine ultimo della politica, creare le condizioni di prosperità per la comunità che rappresenta, preservando e rafforzando i principi democratici da cui essa trae legittimazione, è stato sostituito da quelli che un tempo erano strumenti, oggi divenuti obiettivi. Il riconoscimento dell’importanza della tecnica, motore fondamentale dello sviluppo umano, non può condurre a sposare forme di tecnocrazia, per loro natura negatrici della libertà delle persone. I nessi tra politica, economia e finanza devono tornare a procedere nella giusta direzione (questa, non la direzione opposta).
Gli uomini di riflessione e gli uomini di azione devono porre nuovamente al centro dei propri programmi le vere grandi sfide che siamo chiamati ad affrontare: povertà, disuguaglianza, demografia, ambiente, trasformazione tecnologica (temi tra loro strettamente legati). Compito di ciascuno di noi è dare un contributo affinché una nuova prospettiva di sviluppo sia possibile, affinché alla paura e alla diffidenza si sostituiscano speranza e fiducia, affinché libertà e progresso tornino a essere la cifra del continente europeo.

