Milano
Banca d'Italia
Via Cordusio, 5
Programma
Introduce:
Giuseppe Sopranzetti (Direttore della Banca d'Italia, Sede di Milano)
Partecipano:
Federico Carli (Associazione di cultura economica e politica Guido Carli)
Giorgio La Malfa (Economista)
Giangiacomo Nardozzi (già professore di Economia Politica, Politecnico di Milano)
Conclusioni:
Pierluigi Ciocca (Accademia dei Lincei)
Peter von Wesendonk (Console Generale Aggiunto di Germania)
Modera:
Federico Fubini (Corriere della Sera)
L'Associazione di cultura economica e politica Guido Carli ha il privilegio e l'onore di essere ospite di un'istituzione che con la propria opera, con le proprie analisi, con la propria condotta, ha illustrato e continua a illustrare l'Italia e che ci dà l'opportunità di discutere del ruolo della Germania, che esercita un influsso non secondario sull'economia italiana e sull'Europa.
Angelo Bolaffi e Pierluigi Ciocca partono da una comune constatazione: l'Europa è sottoposta a molteplici pressioni che ne minacciano gli equilibri (tendenze demografiche, ondate migratorie, terrorismo suicida, tensioni nell'est del Continente, turbolenze finanziarie, precari equilibri della competizione globale, sfida ambientale, nuovi equilibri mondiali geopolitici). La Germania è il baricentro di un'Europa fragile, le cui sorti sono minacciate dalla stagnazione economica e dalla lontananza percepita dai cittadini nei confronti delle istituzioni comunitarie, verso le quali montano incomprensione e insofferenza. La Germania è dunque chiamata a esercitare la propria leadership e a interpretare con saggezza il proprio ruolo di cuore federativo del Continente (austerità e ortodossia sulle regole di bilancio sono un modello o un intralcio per la costruzione di una politica economica comune?).
I due autori sviluppano analisi - almeno parzialmente - divergenti.
Bolaffi è ammiratore entusiastico della Germania (Modell Deutschland quale presidio delle conquiste democratiche e sociali europee, consenso sui principi ordoliberali e sulla necessità di rigore finanziario, adesione a quelli che egli ritiene essere comportamenti sociali e atteggiamenti culturali efficienti e attrezzati per difendere la civiltà europea nell'era globale), Ciocca è critico della politica economica tedesca. Quest'ultima, definita "neomercantilismo", infliggerebbe costi economici alla stessa Germania (minore crescita e punti di PIL dissipati, cessione netta di risorse all'estero e conseguente inadeguatezza delle infrastrutture locali, perdite patrimoniali sui propri crediti, sollecitazione di flussi migratori verso la Germania). Per spiegare il paradosso, l'autore avanza l'ipotesi che la Germania, al di là di ragioni storiche e culturali, attraverso l'economia e la moneta, possa perseguire fini metaeconomici. Qual è la critica? L'enorme surplus commerciale tedesco è la spia della carenza di investimento rispetto al risparmio: la Germania investe e consuma poco.
La politica economica tedesca deve essere esaminata per quanto concerne gli effetti che essa esercita sulla crescita italiana, sulla ripresa italiana, sulla costruzione europea.
Crescita italiana, problema di offerta: la carente produttività italiana deriva da problemi interni.
Ripresa italiana, problema di domanda: la pallida ripresa ciclica potrebbe trarre beneficio da una politica tedesca meno restrittiva.
Costruzione europea, problema politico: una "Berlino mascherata da Bruxelles" potrebbe ostacolare l'evoluzione dell'Unione.
Il punto di fondo è capire le conseguenze delle politiche tedesche sugli equilibri europei e sulla tenuta dell'Unione Europea, di cui la Germania e l'Italia hanno bisogno.
Discutiamo un libro originale, che sollecita una riflessione appassionante e cruciale sulle azioni da compiere per il futuro dell'Europa.



