Tra evoluzioni linguistiche e priorità economiche

Recensione del saggio ‘Così parlarono i Governatori della Banca d’Italia: Un’analisi del corpus linguistico delle Considerazioni Finali, 1946-2018’.

di Francesca Dessalvi

Alla base dell’evoluzione umana si pone il linguaggio. Il bisogno primario dell’uomo di conoscere, apprendere e confrontarsi lo ha spinto nei secoli a dare origine a diverse forme di comunicazione, qui definita come il processo che permette di interagire con un interlocutore ricevendo in risposta un messaggio di tipo analogo.

Con il passare del tempo la comunicazione si è evoluta, tenendo conto degli stimoli provenienti dell’ambiente circostante, dei contesti storici in continuo mutamento e più recentemente delle principali evoluzioni tecnologiche. I metodi comunicativi sono anch’essi modificati nel tempo, fornendo all’uomo gli strumenti necessari per sviluppare comunicazioni interpersonali in maniera più chiara, specifica e particolare. Ma perché la comunicazione possa essere efficace, gli interlocutori devono convenire su determinate regole e convenzioni che danno origine ad un linguaggio. Le regole del linguaggio si modificano e arricchiscono seguendo stimoli culturali, sociali e economici, creando una vera e propria lingua, che non solo deve riferirsi a una convenzione comune ad un determinato popolo, ma anche ad un particolare linguaggio che si sviluppa in un determinato contesto.

L’obiettivo che Valerio Astuti, Riccardo De Bonis, Sergio Marroni e Alessandro Vinci si pongono nel loro saggio ‘Così parlarono i Governatori della Banca d’Italia: Un’analisi del corpus linguistico delle Considerazioni Finali, 1946-2018’ è proprio quello di analizzare il linguaggio utilizzato nelle Considerazioni finali per spiegare come esso sia mutato nel tempo e quanto importanti siano state le influenze sociali, politiche ed economiche nello sviluppo del corpus linguistico.  Il testo si articola in una prima parte descrittiva del dataset utilizzato, a cui fa seguito un riassunto dei contenuti delle considerazioni dei maggiori temi affrontati dai governatori, accompagnato da un’analisi linguistica che riassume l’evoluzione dei corpi testuali, dalla lunghezza dei paragrafi, al numero di acronimi inseriti, al tipo di subordinate utilizzate nei testi.

Il dataset utilizzato include le Considerazioni finali per gli anni che vanno dal 1946 al 2018. Come si evince, il periodo temporale tenuto in considerazione è abbastanza ampio, e ricalca le più importanti tappe economiche affrontate dal paese nel periodo dal dopoguerra ai giorni nostri. L’analisi effettuata tiene conto della frequenza nell’uso dei termini. La ripetizione e preferenza di determinati vocaboli da parte dei Governatori, possono dare chiare indicazioni su quali fossero le priorità percepite come più importanti, gli obiettivi che si intendeva raggiungere e le minacce che si voleva provare a scongiurare.

Il linguaggio non è mai scollegato dal contesto storico in cui si genera e ne viene sempre implicitamente influenzato. Non stupisce infatti che i termini più utilizzate dai primi Governatori Einaudi e Menichella fossero prezzi, risparmio e materie prime. Gli anni Sessanta invece, caratterizzati da una spettacolare crescita economica, hanno visto l’ingresso nel corpus linguistico di termini come liquidità e la scomparsa del riferimento alla parola stabilità. Gli anni Settanta e Ottanta, di natura più turbolenta a causa di shock petroliferi, riforme bancarie ed un debito pubblico che non accennava a diminuire, sono stati caratterizzati dalla comparsa di termini come inflazione, debito pubblico, moneta, volti a sottolineare le preoccupazioni per la ripresa del paese.

Dagli anni Novanta in poi invece con la costituzione dell’unione monetarie a l’entrata in vigore dei parametri di Maastricht, oltre a maggiori inglesismi, entrano a far parte del linguaggio dei governatori termini spesso legati al nuovo assetto economico sovranazionale, come i riferimenti al cambio della lira, costo del lavoro, occupazione e competitività.

I primi dieci anni del Duemila trovano parecchi elementi di continuità con il decennio precedente, infatti aumentano i riferimenti all’aera euro, al prodotto interno lordo, assieme alle preoccupazioni alla povertà e per la produttività di economie ed imprese. Allo stesso tempo per la prima volta, cresce anche l’attenzione per le economie emergenti.

Gli anni più recenti, dal Duemila dieci al Duemila diciotto, sono stati marcati inevitabilmente dalla crisi finanziaria internazionale. Oltre al riferimento alla crisi stessa, che perde l’accostamento all’aggettivo economica o finanziaria, crescono anche le preoccupazioni per banche e si torna a discutere di stabilità finanziaria. Diversamente dal passato fanno la loro prima comparsa anche vocaboli riferiti a tecnologia ed innovazione, insieme ad una crescente attenzione per la tutela del capitale umano.

L’interessante analisi linguistica presentata evidenzia come nel tempo si sia modificato l’uso dei sostantivi, passando da termini che ora potremmo definire di uso letterario a parole più vicine al linguaggio comune, a varianti verbali che si sono modificate col tempo. In aggiunta, i gruppi semantici più frequenti rispecchiano le situazioni storiche e le impostazioni ideologiche che hanno portato a determinate scelte politico economiche.

Nella parte finale del saggio vengono anche analizzati il numero e i tipi di subordinate privilegiati, ricollegandoli sia a preferenze sintattiche dei Governatori che a chiare necessità espressive dei nessi logico-concettuali. Per quanto riguarda la comprensione e leggibilità del testo, è stato necessario rendere la comunicazione più immediatamente leggibile per cerchie di persone più ampie. Bisogno che ha implicato una riduzione della complessità sintattica-strutturale dagli anni Settanta in poi. Anche a causa della tecnicità dei temi trattati, la piena comprensione risulta facile per chi possiede un’istruzione superiore universitaria.

A livello comunicativo e funzionale, gli autori hanno notato un mutamento di sguardo e di impostazione nella struttura e contenuti delle Considerazioni. Mentre negli anni del dopoguerra l’uso di subordinate era volto ad attirare l’attenzione sugli sforzi necessari per avviare la ricostruzione del paese, negli anni successivi si è teso a tracciare il rendiconto degli anni economici, mentre dagli anni Novanta in poi, troviamo un orientamento verso la formulazione di un programma di azioni per l’economia italiana, che potesse permettere un contenimento adeguato agli scarsi risultati economici che il paese continuava a registrare.

Nel corso dei decenni si è quindi evoluta la funzione informativa delle Considerazioni. Mentre all’inizio erano prevalentemente un riassunto degli andamenti dell’economia, col tempo sono aumentati i riferimenti informativi verso il pubblico, per esempio in merito ai meccanismi di funzionamento della politica monetaria, e da questo la necessità di rendere i testi più sintatticamente diretti. È possibile tracciare un percorso evolutivo del corpus linguistico, influenzato dal contesto economico e sociale nazionale, dagli obiettivi comunicativi e dalle priorità organizzative. D’altra parte, sono numerose le informazioni che si possono apprendere analizzando le scelte linguistiche e sintattiche che un interlocutore utilizza, infatti alcune preferenze potrebbero apparire non del tutto involontarie o spontanee.