Innovazioni incisive e modelli di eccellenza: l’esperienza in atto in Emilia-Romagna
di Giulio Di Ciommo
Ottimismo e voglia di ricominciare descrivono esattamente l’Emilia-Romagna e l’Italia dopo i duri colpi subiti dalla crisi sanitaria. L’Emilia-Romagna mostra forte fiducia e ciò rafforza le aspettative e le prospettive di crescita della regione. A trainare il rilancio è la manifattura insieme ai servizi che, seppur dicotomici, si mostrano strategici per la crescita. Ripartire, guardando il bicchiere mezzo pieno, non è poi un fenomeno così scontato e la tempesta dell’epidemia genera tuttora dei rischi. Secondo le rilevazioni di Confindustria, nel 2020 almeno un’impresa su due ha subìto una perdita del fatturato del 10%, di queste una su quattro almeno il 25%; molte, però, nell’ultimo anno hanno recuperato le perdite, altre, invece, mostrano buone prospettive.
Il tessuto industriale emiliano rappresenta un’eccellenza, è ben diversificato e concentrato nelle province di Bologna e Modena, dove sono presenti per lo più distretti e imprese a conduzione familiare. Come ci ricorda la teoria dello sviluppo economico di Hirschman, il manifatturiero è il luogo in cui si generano forward e backward linkages, la causa dello sviluppo endogeno. Difatti, sono questi che raggiungono e spingono gli altri settori nel processo di crescita, di natura squilibrato. Un altro personaggio principale è il sistema creditizio che supporta attivamente le filiere produttive, rendendo così l’industria il principale fattore per la resilienza.
Ancora una volta, i protagonisti sono le PMI che generano saldi commerciali positivi e dimostrano come l’export, in particolare quello italiano, continua a crescere e rappresenta un’inestimabile fonte di ricchezza. Il risultato è dovuto in gran parte al settore meccanico che incide su un quinto del totale delle esportazioni nel settore nazionale. Tuttavia, anch’esso ha subìto un forte calo e il solo mercato, in queste difficili condizioni, potrebbe non bastare. Affinché si generino effetti positivi nell’intero sistema, è necessario un intervento dello Stato che riesca a stimolare collaborazioni interaziendali dinamiche e specifiche e a intercettare investimenti diretti esteri.
La regione emiliana si registra come un forte innovatore propenso alla sostenibilità ed è l’unica regione italiana a collocarsi fra gli strong innovator, confermandosi una delle prime cinque in Europa. Secondo la Regional Innovation Scoreboard, l’indice che valuta la performance in materia di innovazione, le Design applications e le innovazioni di prodotto e processo sono i suoi punti di forza. La capacità d’innovazione è la premessa per rafforzare e far diventare competitivo il sistema produttivo di un Paese e proprio la pandemia ha dimostrato come le imprese più resilienti sono quelle che precedentemente hanno investito in tecnologia e innovazione.
Eppure, nonostante i progressi raggiunti in termini di innovazione e know-how da parte delle imprese, non mancano elementi di preoccupazione: si registrano ancora forti mismatch tra domanda e offerta di lavoro e tutti ne pagano le conseguenze, specialmente i lavoratori, visti anche i bassi livelli dei salari. Dunque, occorre intervenire per sciogliere questo nodo e rafforzare il rapporto tra imprese e territorio grazie a sostegni quantitativi e qualitativi.
Riguardo alla sostenibilità, molti dei target dell’agenda 2030 sono stati raggiunti in anticipo, con eccezione nel consumo e nella produzione di energia, dove saranno necessari forti interventi strutturali. Il green non è solo un vincolo, visti i tempi stringenti, ma un’opportunità da non lasciarsi scappare. La trasformazione è anche una decisione di business e sono numerosi i vantaggi che offre: la riduzione delle distanze con i bisogni dei clienti, una migliore qualità dei prodotti, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’intercettazione di nuove vie di sviluppo. Osservando i dati, circa il 70% degli investimenti hanno riguardato il manifatturiero e sono stati attuati principalmente da grandi e medie imprese, il cuore pulsante della regione e dell’economia italiana.
Bisogna essere consapevoli, perché cambiare non è un processo semplice né automatico. Anche se la crescita per certi aspetti è un fenomeno “endogeno”, sono necessari investimenti specifici e coerenti con le politiche industriali e l’andamento demografico, affinché si inneschino linkages tra le industrie e il territorio regionale e nazionale.