Il Manifesto d’Assisi secondo Giuseppe Pasini

di Roman Mengoni

Alla luce del presunto arrivo dei nuovi fondi europei del MES e del Recovery Fund, si fa sentire l’urgenza di una corretta allocazione di queste risorse. La fondazione Symbola, presieduta da Ermete Realacci, ne parla con l’amministratore delegato della Feralpi acciaierie, Giuseppe Pasini.

Pasini è uno dei firmatari del Manifesto d’Assisi, un documento dedicato al futuro dell’Italia. La sottoscrizione del Manifesto significa impegnarsi nel raggiungere obiettivi nei settori del rinnovabile, del riciclo degli scarti, e dell’economia circolare. Significa creare una comunità di imprenditori dedicati all’efficientamento dei settori produttivi in una lungimirante ottica di sviluppo che ben si concilia con le caratteristiche storiche dell’industria italiana.

L’Italia è infatti un Paese che da sempre deve fare i conti con un territorio povero di risorse e materie prime. Per poter sopravvivere e prosperare, le industrie italiane hanno dovuto puntare sull’alta tecnologia e sul riciclo dei materiali già utilizzati, garantendo un livello d’eccellenza in queste aree che non conosce rivali. Oggi l’Italia vanta un primato nel settore energetico grazie ad aziende come l’ENEL, prima al mondo per produzione di energia rinnovabile. Non solo: anche le acciaierie italiane rappresentano un modello invidiabile di sviluppo. Infatti, queste grandi industrie sono capaci di riciclare ben l’85% degli scarti metallici, quasi il doppio delle migliori acciaierie europee.

La visione di Pasini, così come quella del Manifesto d’Assisi, fa perno su queste enormi potenzialità per il rilancio della produzione italiana. La sostenibilità, l’economia circolare, il riciclaggio dei materiali sono concetti tutt’altro che astratti. Oltre ai beneficî per l’ambiente, gli investimenti in questi settori permetteranno un grande salto di qualità per l’efficienza di produzione. Le aziende italiane potranno diventare così dei modelli di sostenibilità esportabili all’estero..

Naturalmente un tale sviluppo ha le sue necessità e i suoi ostacoli, che Pasini individua in due macro-temi.

Innanzitutto, le nostre imprese hanno bisogno di investimenti intelligenti. Il raggiungimento degli obiettivi di efficienza non prescinde infatti dalla disponibilità di fondi, che dovranno finanziare lo sviluppo delle nuove tecnologie. Ma i finanziamenti dovranno essere indirizzati anche nel campo dell’istruzione, che sconta gravi problemi rispetto ai vicini europei. Non si tratta soltanto delle competenze di base: mancano alte capacità dirigenziali, necessarie per concertare le numerosissime contingenze dello sviluppo industriale. Si tratta di formare una classe dirigente specializzata e competente, che sia all’altezza della sfida.

L’altra questione è quella di sburocratizzare e velocizzare gli appalti. È da anni che si trascina il dibattito sulla semplificazione, che numerose iniziative governative hanno tentato di risolvere, con scarsi risultati. Oggi il Paese è vessato dalla piaga dell’amministrazione oziosa e inefficiente, che rallenta i progetti di sviluppo con inutili pratiche e controlli. Non solo si rallenta il processo d’innovazione ma, come ricorda Pasini, si allontanano anche gli investimenti privati di cui l’Italia ha disperatamente bisogno. Una soluzione sarebbe quella di adottare il modello di costruzione del ponte di Genova, completato in tempi record, ma ricordando che si tratta pur sempre di procedure attuate in via straordinaria.

Le argomentazioni di Pasini sono note da anni, ma da tempo ci si è accontentati di attuare riforme e investimenti mediocri, nella convinzione che lo sviluppo verrà da sé, che l’inventiva e il lavoro degli italiani possano da soli sollevare questo Paese, che insomma si possa compiere un miracolo. Alla scarsa convinzione dello Stato si aggiunge lo scetticismo dei cittadini, avversi a cambiare stile di vita.

Oggi con la firma del Manifesto d’Assisi, Pasini ci ricorda che questo approccio deve cambiare. La nuova industria italiana si dovrà sviluppare non solo nel settore dell’alta tecnologia, ma anche nelle nostre case. Affinché l’Italia possa mantenere il primato nel rinnovabile e stabilirsi come leader mondiale nel settore, sarà necessario un cambiamento della mentalità dei cittadini, con l’obiettivo di risparmiare e acquisire una maggiore sensibilità in tema di sostenibilità e tutela dell’ambiente, nella speranza che non sia già troppo tardi.