La scuola tra emergenza e innovazione
di Chiara Ciuccarelli
L'intento del webinar "La scuola tra emergenza e innovazione" è quello di analizzare gli sconvolgimenti che hanno sopraffatto la scuola negli ultimi mesi, di proporre strumenti innovativi che possano aiutare gli insegnanti a continuare a svolgere il proprio lavoro e di riflettere sul futuro della scuola italiana.
Il dibattito ha inizio con l'intervento di Barbara Riccardi, insegnante di scuola primaria e ambasciatrice del Teacher Globe Prize. La professoressa Riccardi ha ideato un nuovo metodo di insegnamento chiamato "Giochimparando Open Mind": utilizzando la creatività e la fantasia, l'insegnante punta a coinvolgere i ragazzi e a farli appassionare all'apprendimento. L'iniziativa nasce dalla sua esperienza personale e dalla consapevolezza di quanto sia importante stimolare l'entusiasmo e la curiosità dei ragazzi per ottenere la loro attenzione. La professoressa aveva già avuto esperienza di didattica a distanza, avendo insegnato via Skype ai bambini del reparto oncologico di un ospedale di Roma ma durante il periodo di lockdown ha cercato nuovi strumenti che potessero aiutarla a mantenere il contatto e la relazione con i ragazzi. I docenti, sostiene infatti la professoressa Riccardi, davvero mettersi continuamente in gioco e sperimentare nuove iniziative. Pertanto, la formazione degli insegnamenti è di fondamentale importanza, al fine di non rimanere indietro rispetto ai ragazzi.
Interviene nel dibattito anche S. E. Mons. Satriano, arcivescovo di Rossano-Cariati, che introduce una nota positiva nella discussione. Egli sottolinea infatti come la fatica della crisi che stiamo vivendo possa essere la porta per un mondo di fiducia. La pandemia ha generato sentimenti di paura e di insicurezza in tutti noi, ma ora può ricondurci verso quello che chiama "un nuovo umanesimo": abbiamo la possibilità di ripensarci come comunità, come individui che condividono tutti uno stesso spazio, ciascuno con le proprie specificità e peculiarità. Da questo punto di vista, la scuola può giocare un ruolo fondamentale.
Segue l'intervento della dirigente Paola Senesi che fornisce una chiara e precisa panoramica della situazione che la scuola sta affrontando da marzo, a seguito dell'imposizione di forti restrizioni alle libertà fondamentali. Dirigenti e docenti sono stati costretti in tutta fretta ad organizzare la didattica a distanza. Alcune scuole avevano già iniziato a sperimentare questo tipo di insegnamento ma per la maggior parte si è trattato di un'esperienza completamente nuova. Un'esperienza che si pensava sarebbe stata temporanea: ci si aspettavano delle direttive che avrebbero permesso una ripresa della didattica in presenza ma queste non sono arrivate e si è deciso di mantenere la didattica a distanza fino a settembre. È stata una novità senza paragoni, per cui tutti sono stati costretti ad accettare una situazione nuova e innovativa: le classi virtuali sono diventate il luogo dello scambio, non solo delle conoscenze, ma anche delle relazioni umane. La dirigente sottolinea come il funzionamento della didattica a distanza presenti delle criticità in quanto non funziona allo stesso modo in tutto il Paese: essa varia a seconda della disponibilità dei professori ma anche e soprattutto degli strumenti tecnologici a disposizione degli studenti. Un'altra problematicità è stata rinvenuta nell'efficienza dei sistemi informatici e della rete utilizzati. Tuttavia, l'aspetto forse più problematico consiste nell'allentamento di quella coesione sociale che si crea in una classe e che consente ad alunni di provenienza diversa e con caratteristiche diverse di integrarsi in uno spirito comune. Per non parlare poi della difficoltà dei modi di valutazione.
Tuttavia, si possono evidenziare anche dei punti di forza di questa nuova forma di didattica: certamente si è trattato di un'opportunità di innovazione e di miglioramento negli approcci al digitale sia da parte dei docenti che da parte dei genitori. Professori e alunni si sono ingegnati e hanno dimostrato capacità di reazione e di trovare soluzioni nell'emergenza.
Il dibattito è stato molto animato e sono intervenuti diversi docenti e dirigenti. Ci si è chiesto se ci siano aspetti irreversibili che possano cambiare definitivamente il modo di fare scuola in futuro. Secondo la dirigente Senesi, la didattica a distanza ha imposto la necessità di valutare in modo diverso. Separati da uno schermo, docente e studenti si relazionano in maniera differente: in particolare il docente ha modo di ripensare lo studente come una persona autonoma fatta di tante variabili che incidono sull'apprendimento e sul profitto. L'esperienza della didattica a distanza potrebbe favorire una scuola più umana, che non si focalizzi solo sulla valutazione relativa ai risultati ottenuti. Al tempo stesso però, mette in guardia la dottoressa Senesi, è importante non svilire il concetto di conoscenze. La scuola è infatti quel luogo in cui, attraverso le conoscenze, si sviluppano competenze ed è questa la sua specificità.
Inevitabile infine chiedersi come ripensare la scuola a settembre. È sempre la dirigente Senesi a mettere in evidenza il fatto che quando si parla di riorganizzazione della scuola, è sbagliato non ricordare che la scuola non è una sola, ma ne esistono di diversi tipi e gradi (primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado). Perciò, è necessario pensare a modalità diverse, ciascuna adatta ad un particolare contesto. Inoltre, le decisioni devono essere prese dal territorio, secondo quanto reso possibile dal regolamento del 1999 sulle autonomie delle istituzioni scolastiche. Ogni istituto conosce le proprie risorse, le proprie possibilità e i propri spazi e dovrà ripensare un'organizzazione che si adatti alle proprie specificità. Questa fase di grandi stravolgimenti potrebbe essere l'occasione di un ripensamento globale per migliorare l'incisività della scuola, con un indubbio vantaggio per tutte le sue componenti.