Recensione al libro «Gli Orologiai»

di Giovanni Lambri

Comincia con una sagace e ardita metafora l’e-book di Camilla Conti intitolato «Orologiai». Con uno stile diretto, incalzante, ma allo stesso tempo elevato e allegorico, l’autrice equipara il potere politico-finanziario a un lussuoso orologio da polso: tutti sanno leggere l’ora sul quadrante, alcuni sanno aprirlo per ammirarne il contenuto e solo pochissimi sanno manovrare gli ingranaggi senza rovinarlo. Parafrasi: mentre i più si adeguano al ritmo del potere politico-finanziario e sottostanno alle sue regole, pochi sanno farsi strada all’interno del sistema e ancora meno sono quelli che lo sanno ritoccare dall’interno senza distruggerlo. Questi ultimi sono quelli che l’autrice chiama gli orologiai, i veri artigiani che cercano di cambiare gli ingranaggi per guidare il paese verso uno schema, un progetto, un modello che è stato disegnato tanti anni fa dai loro mentori e predecessori. Stiamo parlando di Romano Prodi, Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti. Tre uomini dal temperamento e dal portamento assai diverso, ma accomunati dalla stessa vocazione intellettuale, dallo stesso percorso professionale e soprattutto dalla stessa ideologia cristiano-democratica.

L’opera è datata 2016 e si colloca quindi in un arco temporale precedente alle elezioni del 4 marzo 2018 che avrebbero segnato l’era Conte a Palazzo Chigi. Era quello un periodo in cui le parole  riforma e rottamazione erano all’ordine del giorno ma, come ci spiega Conti, chi tesseva i fili del cambiamento politico ed economico erano dei soldati nelle retrovie. Quello di Camilla Conti è il racconto di questi tre personaggi che hanno attraversato la Prima e la Seconda Repubblica e che oggi si incaricano di gestire dalle retrovie la transizione alla Terza Repubblica, modificando ulteriormente la posizione delle lancette per realizzare un progetto che è ancora incompleto e che mira a superare le faziosità partitiche. Due banchieri e un economista che si verranno a trovare dalla stessa parte della barricata, con un piede nella politica e uno fuori, e le cui vite si intrecceranno dentro e fuori dai palazzi del potere. L’opera è dunque un pregevole tentativo di richiamare le tappe e gli episodi salienti della vita degli orologiai e di svelare che, accanto a coloro che guardano le lancette scorrere inesorabili, c’è chi, dal backstage, tenta di aggiustare l’orologio e di renderlo più funzionale. E non attraverso salotti o antiquati ritrovi borghesi, ma muovendosi direttamente nella realtà economica nazionale e soprattutto internazionale. Si tratta di coloro i cui giudizi contano, tante sono le opinioni e le idee che sono sprigionate dalla loro testa e che la politica si è limitata a recuperare. Conti spiega che quando Renzi e il suo ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan presentarono per la prima volta l’idea di una bad bank per assorbire i crediti deteriorati del sistema bancario italiano, di quel progetto già si parlava da due anni, proprio perché Prodi lo aveva già rilanciato anzitempo. E quando Bazoli sostenne fosse necessario relazionarsi con investitori istituzionali di migliore qualità, immediatamente la compagnia di investimenti americana Blackrock entrò a far parte dell’azionariato di maggioranza di Intesa Sanpaolo, allora capitanata dallo stesso Bazoli. Con questo l’autrice vuole mostrare la capacità di questi «arzilli vecchietti», come saranno chiamati da Diego Della Valle, di muovere i fili del mondo politico e finanziario e di essere i direttori d’orchestra della trasformazione nazionale.

Insomma, non solo un racconto biografico e carrieristico su tre giganti del mondo politico-finanziario, ma anche una disamina incredibilmente lucida su come si muove il mondo della politica e della finanza e su cosa veramente sia il potere – inteso nell’opera come capacità di preservare la propria influenza nel lungo periodo, attraverso i decenni, gli alti e i bassi della nostra Repubblica. Il libro lascia aperti degli spunti di riflessione che ci obbligano a pensare al futuro del nostro Paese. Come avviene in ogni bottega artigiana, il maestro orologiaio nomina sempre il suo successore che ne possa imitare le gesta e perpetuare la memoria. Questo deve valere anche per i tre orologiai della finanza. «Ma quando Bazoli, Guzzetti e Prodi lasceranno le loro rispettive tolde di comando, chi ne raccoglierà il testimone?» si chiede Conti nella parte finale. Nel mondo dell’economia e della finanza si sono fatti largo altri protagonisti in grado aggiustare gli ingranaggi dell’orologio? Sono aperte scommesse su nomi importanti. Dopotutto, per gestire la più difficile delle botteghe, quella dello Stato italiano, servono gli artigiani migliori perché, come spiega l’autrice, non basta aprire il quadrante e osservarne il contenuto ma bisogna essere pronti a modificare l’ora se necessario. Nel 2016 sembrava che i tre arditi orologiai non avessero intenzione di cedere il loro posto e fossero disposti a saltare la generazione dei figli per puntare su quella dei nipoti se fosse stato necessario e se nessun nome avesse rappresentato una valida alternativa, coerente con il loro disegno.

Giugno 2020, Italia. Sono trascorsi quattro anni dall’uscita del libro «Orologiai», sembra giunto il tempo di pubblicarne il secondo atto. La penna di Camilla Conti ha ripreso a scrivere, per dare una risposta alla seguente domanda: quali saranno gli orologiai della nuova generazione, che diverranno i maestri della bottega e orienteranno l’economia italiana dopo l’emergenza sanitaria?