Videoconferenza
Relatori
Federico Carli, Presidente Associazione di Cultura Economica e Politica Guido Carli
Pietro Paganini, Presidente Competere
Introduce
Paola Senesi, Dirigente del Liceo Giulio Cesare
Coordinano
Luca Gori, Docente del Liceo Giulio Cesare
Maria Giordano, Docente del Liceo Giulio Cesare
Il dibattito sull'Europa è imprigionato in uno sterile schematismo, che tende a classificarne i protagonisti tra europeisti duri e puri, alfieri della conservazione di un mondo perfetto, e anti-europeisti (sbrigativamente definiti sovranisti), che quel mondo vogliono abbattere. Tertium non datur. Secondo questo schema, non c'è spazio per un pensiero critico da cui possa trarre beneficio la costruzione europea. Il pensiero critico, un tempo coltivato e promosso dalle classi dirigenti per rafforzare la propria posizione culturale e politica, è visto con sospetto e liquidato come un peccato da condannare insieme a coloro i quali se ne macchino.
E' innanzitutto per questo motivo che l'iniziativa del Liceo Giulio Cesare è meritoria. La scuola ha infatti il compito irrinunciabile di stimolare i giovani verso il pensiero critico, insegnar loro il rigore analitico, sollecitarne la capacità di avere visione e coraggio.
Tutto ciò ha dato origine all'Unione Europea, eppure risulta oggi offuscato.
La costruzione europea è nata subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, sulle macerie di un continente devastato dal conflitto, proprio per assicurare la pace e la prosperità ai propri popoli.
La storia dei trattati europei inizia nel 1948, con l’istituzione dell’ormai disciolta Unione dell’Europa Occidentale. I pilastri fondativi del processo d’integrazione europea sono posti negli anni Cinquanta con il Trattato di Parigi (firmato il 18 aprile 1951) che istituisce la CECA, e con i Trattati di Roma (firmati il 25 marzo 1957), che istituiscono l’Euratom e la CEE. I paesi firmatari degli accordi erano sei: Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo. Negli anni Cinquanta ha luogo anche il primo esperimento di cooperazione monetaria europea, con l’istituzione dell’Unione europea dei pagamenti (UEP): un accordo multilaterale per i pagamenti internazionali sottoscritto nel settembre 1950 da 17 Paesi e presieduto da Guido Carli.
Negli anni Sessanta e Settanta l’integrazione procede lungo le linee stabilite a Parigi e a Roma, vengono firmati un trattato volto a dare maggiore efficienza al sistema di governo di CECA, Euratom e CEE (1965), due trattati finanziari (1970, 1975) e due trattati di adesione, che “allargano” l’Europa a Danimarca, Gran Bretagna, Irlanda (1972) e Grecia (1979). Negli anni Settanta, dopo la fine di Bretton Woods, nascono gli accordi monetari europei: la breve esperienza del Serpente monetario e lo SME.
Negli anni Ottanta il Consiglio Europeo di Stoccarda (1983) dà nuovo impulso all’idea di unione politica e apre la transizione a una seconda fase d’integrazione che culmina nel Trattato di Maastricht. I passaggi principali di quel decennio sono dati dall’ingresso di Portogallo e Spagna nelle istituzioni comunitarie (1985), dagli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone (1985) e dall’Atto unico europeo (1986), che introduce il Mercato unico e la Cooperazione politica europea, sviluppando e rafforzando le determinazioni emerse a Stoccarda e creando le premesse per compiere ulteriori passi in direzione dell’Unione.
Nel 1989 la caduta del muro di Berlino muta radicalmente l’assetto politico mondiale: nel volgere di un biennio implode l’Unione Sovietica, crollano il sistema e il blocco comunista imperniati sull’Urss, ha fine il confronto bipolare su cui si erano retti gli equilibri geopolitici globali dalla Conferenza di Jalta fino allora, la Germania si riunifica. Questi cambiamenti imprimono una decisiva accelerazione alla seconda fase del processo d’integrazione europea che si era aperta pochi anni prima. I dodici paesi membri della CEE, mossi da prospettive e interessi diversi, spinti dalla storia, decidono di intensificare gli sforzi in direzione dell’unione politica. In questo quadro nasce e si sviluppa il negoziato da cui scaturisce il Trattato di Maastricht, che integra il Trattato di Parigi istitutivo della CECA (1951) e i Trattati di Roma istitutivi della CEE e dell’Euratom (1957), ai quali fa esplicito riferimento.
Oltre ad alcuni trattati di adesione, i principali accordi europei intervenuti dal 1992 a oggi sono il Trattato di Amsterdam (1997), il Trattato di Nizza (2001), il Trattato di Lisbona (2007), il Trattato sul MES (2012), il Trattato sul bilancio (noto con l’anglicismo di “Fiscal Compact”, 2012). Questi ultimi due accordi privilegiano una visione rigoristica e burocratico-contabile dell’Europa, rafforzando il ruolo della Commissione. I padri fondatori dell'Europa erano accomunati dalla stessa vocazione ideale e animati da uno spirito politico chiaro, per questo hanno dato vita a una "comunità" di valori e di principi, per la difesa e il rafforzamento delle grandi conquiste della civiltà occidentale: libertà, democrazia, tensione verso il progresso e l'inclusione sociale. La determinazione fondamentale era quella di "promuovere il progresso economico e sociale dei popoli europei". Gli Stati membri erano chiamati a operare in uno spirito di lealtà e di solidarietà reciproca, coordinando le proprie politiche per perseguire una crescita non inflazionistica e rispettosa dell'ambiente, garantendo così un elevato livello di occupazione. Gli strumenti per raggiungere gli obiettivi sopra enunciati erano stati individuati nella moneta unica, nel mercato comune, nella stabilità monetaria, nell'equilibrio delle pubbliche finanze, nella mobilità di persone, beni, servizi, capitali. In epoca recente gli strumenti sembrano essere diventati obiettivi e gli obiettivi sembrano essere diventati strumenti, la diffidenza sembra essersi sostituita allo spirito cooperativo. La crisi attuale - forse - può aiutarci a recuperare i valori su cui l'Europa è stata costruita e che oggi risultano appannati. Rigore analitico, visione e coraggio, alimentati da un rinnovato pensiero costruttivamente critico, possono consentire all'Europa di superare interessi particolari e atteggiamenti egoistici che hanno inaridito quello slancio vitale verso il progresso e la modernità che è un tratto fondamentale della nostra cultura.
In questa difficile temperie, può la scuola essere l'elemento in grado di far rinascere il popolo europeo?