Il Mondo Nuovo: L'Ambasciatore del Brasile incontra l'Associazione Guido Carli

Il 12 maggio 2025, in occasione del sesto incontro del ciclo "Il Mondo Nuovo", l'Associazione Guido Carli ha avuto l'onore di ospitare, presso l'Università degli Studi Guglielmo Marconi, l'Ambasciatore del
Brasile in Italia, Renato Mosca, il quale ha offerto una riflessione articolata sul ruolo del Brasile nell'attuale contesto globale segnato da profonde trasformazioni geopolitiche, economiche e ambientali.

L'iniziativa, moderata dal Presidente dell'Associazione Guido Carli, Federico Carli, e introdotta dai saluti istituzionali del Vice Rettore dell’Uni Marconi Francesca Guelfo, ha rappresentato un momento di alto livello culturale e politico.

Nel suo intervento, l'Ambasciatore ha tracciato un quadro chiaro e ambizioso del Brasile come protagonista nelle sfide globali, grazie a un impegno rinnovato per la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale e la cooperazione internazionale. Un Paese che torna a essere un partner strategico per l'Italia e l'Europa in un mondo in rapida evoluzione.

Di seguito il testo integrale del discorso pronunciato dall'Ambasciatore:

Con grande soddisfazione, partecipo a questo incontro con l’Associazione Guido Carli nell’Università degli Studi Guglielmo Marconi. Vorrei ringraziare il Presidente dell’Associazione, Federico Carli, per l’invito, e il Rettore dell’UniMarconi, Marco Abate, per aver ospitato questo evento, e soprattutto ringraziare tutti voi per la vostra presenza e per l’interesse ad ascoltare il punto di vista brasiliano su questo nuovo mondo all’orizzonte.

Ma di quale mondo nuovo stiamo parlando? Non è automatico tracciare una linea chiara di separazione tra i fondamenti del mondo in cui vivevamo fino a poco tempo fa e le nuove circostanze sempre più presenti nella geopolitica internazionale. Se davvero stiamo vivendo un periodo di transizione, questi due mondi coesisteranno per un certo tempo, fino a quando un nuovo ordine, con caratteristiche proprie, si imporrà e prevarrà sulle vecchie strutture.

Comunque, sembra evidente che stiamo attraversando un momento in cui vengono messe in discussione regole e valori che pensavamo fossero definitivamente incorporati nel rapporto tra le nazioni. Mi riferirò soltanto a un paio di aspetti cruciali: l’attacco al multilateralismo, che è il pilastro dell’ordine internazionale in cui tutti i Paesi sono uguali, e la perdita di efficacia del sistema commerciale internazionale, che deve essere equo e basato su regole comuni, trasparente, inclusivo, non discriminatorio, sostenibile e orientato allo sviluppo.

Nell’ambito del multilateralismo, due guerre che attualmente mobilitano maggiormente l’opinione pubblica internazionale (Ucraina e Gaza) ci mostrano che forse siamo di fronte a un mondo in cui il sistema multilaterale ha perso la capacità – che già non era più quella di un tempo – di sorveglianza, monitoraggio, mediazione e risoluzione dei conflitti. Le Nazioni Unite risultano inattive di fronte al contesto attuale. Persino il Consiglio di Sicurezza ha fallito nel suo compito principale: pronunciarsi sui temi sensibili per l’ordine e salvaguardare la pace e la sicurezza internazionale.

Nel caso della Russia e dell’Ucraina, ad esempio, l’ultima risoluzione del Consiglio risale a febbraio di quest’anno e proponeva una rapida fine del conflitto, senza tuttavia attribuire responsabilità o esigere azioni concrete dalle parti coinvolte. Invece, la negoziazione è stata condotta su base bilaterale, con l’intervento degli Stati Uniti e con il coinvolgimento di pochi altri Paesi. Il sistema multilaterale di risoluzione dei conflitti ha perso efficacia e rischia di diventare irrilevante.

Per quanto riguarda Gaza, l’ultima risoluzione è del giugno 2024 e propone tre fasi di attuazione: fine della violenza, liberazione degli ostaggi e ritiro delle forze israeliane dalle aree di Gaza. Si è avanzato ben poco in tal senso. Ciò che appare più chiaramente sono azioni sempre più legate al potere effettivo degli attori che manovrano il sistema secondo i propri interessi, senza particolare attenzione alle norme e ai principi internazionali vigenti.

Ciò che appare più sorprendente è che l’attacco al multilateralismo provenga in gran parte dal governo degli Stati Uniti, il Paese che ha plasmato questo ordine nel secondo dopoguerra.

Per quanto riguarda il sistema commerciale internazionale, che dovrebbe difendere regole eque di libero scambio, evitare il protezionismo e promuovere lo sviluppo, ciò che osserviamo è l’emergere di misure unilaterali che compromettono gli scambi, colpiscono le catene produttive e rallentano lo sviluppo e il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni.

Decisamente, questo non è il mondo che il Brasile difende.

Il Brasile e l’Italia sono due solide democrazie e partner strategici. Consapevoli che il sistema internazionale sta attraversando un momento storico difficile, in cui l’esasperazione di logiche competitive potrebbe portare a una indesiderata frammentazione dell’ordine internazionale, è essenziale mantenere una stretta collaborazione a favore della pace, della stabilità e della sicurezza internazionali, del rispetto dei diritti umani, del rafforzamento del multilateralismo e della promozione dello sviluppo sostenibile, della giustizia sociale e della sicurezza alimentare.

In tutto ciò, Brasile e Italia hanno visioni convergenti.

Per il Brasile, il mondo a cui aspiriamo è più giusto, sostenibile e aperto al dialogo. Il Brasile si impegna per un mondo più giusto: è imprescindibile combattere la fame e le disuguaglianze, sia all’interno che al di fuori dei nostri confini.

Il governo del presidente Luiz Inácio Lula da Silva ha ripreso tutte le politiche pubbliche sociali abbandonate dal governo precedente, come la “Borsa Famiglia”, una sorta di reddito di cittadinanza a beneficio delle classi meno avvantaggiate.

Nel Vertice del G20 a Rio de Janeiro, lo scorso novembre, il Presidente brasiliano ha guidato il lancio dell’Alleanza Globale Contro la Fame e la Povertà, un’iniziativa volta a ridurre la fame, la povertà e le disuguaglianze in tutto il mondo.

L’Alleanza conta oggi 185 membri, tra cui l’Italia e altri 91 Paesi, organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie e fondazioni filantropiche. Il Meccanismo di Sostegno dell’Alleanza ha sede a Roma, presso la FAO, e il suo obiettivo sarà identificare e condividere casi di successo di politiche pubbliche che abbiano migliorato le condizioni economiche e sociali delle popolazioni.

La missione dell’Alleanza è chiara: entro il 2030, punta a ridurre le disuguaglianze e a rivitalizzare le partnership globali per lo sviluppo sostenibile. Funzionerà come una piattaforma per connettere i Paesi che cercano supporto per le politiche pubbliche, condividere le migliori pratiche e mobilitare risorse per politiche adattate alle realtà di ciascun Paese membro al fine di eradicare la fame e la povertà in un quadro sostenibile.

In questo sforzo congiunto, contiamo sin dall’inizio sulla partecipazione dell’Italia, Paese storicamente impegnato nella promozione della sicurezza alimentare e membro fondatore dell’Alleanza.

Il Brasile difende un mondo più sostenibile, soprattutto nel contrasto al cambiamento climatico. L’impegno del governo brasiliano si riflette nella decisione di ospitare la trentesima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP30) nella città di Belém. Promuovere la COP30 in Amazzonia significa anche guardare verso questa regione dall’interno, riconoscere le sfide delle sue popolazioni, comprese le comunità indigene e fluviali.

La presidenza brasiliana della COP30 lavorerà per rafforzare la cooperazione e la governance climatica internazionali, avanzando i cinque pilastri del regime climatico: mitigazione, adattamento, finanziamento, tecnologia e capacity building. Il Brasile ha presentato il suo nuovo Contributo Nazionale Determinato (NDC) con un percorso ambizioso di riduzione delle emissioni. Incoraggiamo tutti i Paesi a rivedere le proprie NDC per guadagnare slancio nei loro impegni nella lotta contro il cambiamento climatico, con l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a un grado e mezzo Celsius, livello che, secondo alcuni scienziati, è già stato superato.

Comunque, siamo determinati a fare della COP30 una COP orientata ai risultati. La crisi climatica è urgente e reale. Il governo brasiliano incoraggia una partecipazione attiva e costruttiva dell’Italia alla COP30, così come discussioni e progetti significativi che coinvolgano le aziende italiane, i centri di ricerca e la società civile nella conferenza. Dobbiamo passare immediatamente dalla fase dei negoziati, che si è chiusa a Baku, a quella dell’azione e della ricerca di finanziamento per affrontare il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi.

Va sottolineato che il Brasile del presidente Lula ritiene che la deforestazione sia un atto illecito, e non possa essere accettata in nessuna circostanza. Peraltro, usare terre deforestate per la produzione agricola e zootecnica non è più possibile con i nostri controlli vigenti, che includono la georeferenziazione e la tracciabilità con l’applicazione di alta tecnologia.

Il nostro impegno è raggiungere la deforestazione zero in Amazzonia entro il 2030 e azzerare le emissioni nette entro il 2050. Cito al proposito un dato di cui molti non sono a conoscenza: il 49% del mix energetico totale e il 90% della produzione di elettricità del Brasile provengono da fonti rinnovabili. Riconosciamo che il nostro principale problema di emissione di carbonio è ancora la deforestazione, ma stiamo lavorando affinché sia eliminata con la determinazione di un Paese che vuole essere all’avanguardia nella difesa dell’ambiente, nella transizione energetica e nello sviluppo sociale ed economico sostenibile.

Con ciò arriviamo al terzo punto: nella visione brasiliana, il mondo nuovo deve essere aperto al dialogo e alla cooperazione.

Purtroppo, abbiamo constatato la tendenza opposta: il multilateralismo è in pericolo e il sistema internazionale è sempre più frammentato. Alcuni confini sono sempre più chiusi – alle persone, ai prodotti e alle idee. Le numerose crisi e conflitti in corso si approfondiscono tra tensioni geopolitiche, protezionismo e guerre tariffarie, con interrogativi sulla scienza e discredito verso gli organismi internazionali.

Questo mondo di sfiducia e incertezza non interessa al Brasile. Siamo determinati a lavorare insieme ai nostri partner internazionali, come l’Italia e l’Unione Europea, per rafforzare il cammino della cooperazione. Un esempio concreto in tal senso è stata la conclusione dell’Accordo di Partenariato Mercosur–Unione Europea, nel dicembre 2024, dopo oltre due decenni di negoziati.

Si tratta di un risultato equilibrato che apre nuove opportunità al mercato agricolo, alle industrie e alle aziende di entrambi i blocchi. Per l’Italia, in particolare, l’accordo con il Mercosur porterà evidenti guadagni: le oltre mille imprese italiane presenti in Brasile dovrebbero trarre benefici immediati dall’entrata in vigore del trattato. Siamo convinti che l’Italia voterà a favore nel Consiglio Europeo e che gli eurodeputati italiani sosterranno l’accordo nel Parlamento.

È essenziale lavorare per un commercio internazionale guidato da un sistema prevedibile con regole giuste e trasparenti. Siamo consapevoli delle considerazioni degli agricoltori europei riguardo all’accordo, ragione per cui cerchiamo di favorire il dialogo sul tema con i diversi interlocutori, come le confederazioni agricole italiane. In contrapposizione alle misure restrittive, è urgente promuovere iniziative inclusive che rafforzino la produzione agricola sostenibile nei suoi aspetti sociali, economici e ambientali.

Cari studenti,

In questo nuovo mondo, sono sicuro che le relazioni tra il Brasile e l’Italia, due grandi democrazie e partner strategici, contribuiscono alla costruzione di questo futuro di pace e prosperità che riteniamo essere il migliore per tutta l’umanità. In un contesto geopolitico turbolento, il valore del Brasile e dell’America Latina come partner affidabili e strategici per l’Italia e per l’Europa risulta ancora più evidente.

Il rapporto bilaterale tra il Brasile e l’Italia è storico, tradizionale e basato su un’ampia gamma di valori e interessi comuni. Questa confluenza beneficia, in larga misura, della presenza in Brasile di circa 35 milioni di discendenti di italiani e di circa 150 mila brasiliani residenti in Italia.

Il flusso commerciale bilaterale ha raggiunto i 10 miliardi di dollari nel 2024, con una crescita del 9%. La presenza imprenditoriale italiana conta oltre mille filiali e stabilimenti produttivi in Brasile, che danno lavoro a 150 mila dipendenti diretti. Lo stock di investimenti esteri dell’Italia in Brasile, nel 2023, ha superato i 23 miliardi di dollari, coinvolgendo settori come elettricità e gas, informazione e comunicazione, e le industrie manifatturiere. Vale a dire, nonostante l’intenso scambio, esiste ancora molto spazio inesplorato tra due economie complementari che superano i due mila miliardi di dollari.

In questo nuovo mondo, dobbiamo promuovere la cooperazione con particolare attenzione alla bioeconomia, alla decarbonizzazione, alla transizione e sicurezza energetica, e alle filiere agroindustriali sostenibili. Anche nel campo della scienza e della tecnologia, la solida collaborazione tra istituzioni brasiliane e italiane contribuisce ad avanzamenti significativi in questi e in altri settori.

Insomma, discorso e azione brasiliani si basano sul fatto che il Brasile è tornato sulla scena internazionale e ha ripreso suoi tradizionali orientamenti di politica estera, valorizzando e dialogando con tutti, cercando di sradicare la fame e la povertà, proteggere l’ambiente, i diritti umani e i popoli indigeni, promuovere lo sviluppo sostenibile, riformare la governance globale, combattere il cambiamento climatico, difendere la pace, tra i tanti temi centrali di oggi che sono convergenti con la politica estera italiana. Questo è il nuovo mondo che vogliamo costruire.