Guido Carli, timido con una vitalità esplosiva
RITRATTO DI UN PROTAGONISTA, PER 50 ANNI, DELLA VITA CIVILE ITALIANA
di Federico Carli
Articolo pubblicato su Sette - Corriere della Sera (03.10.2014)
Guido Carli ha attraversato cinquant'anni di vita civile italiana, ricoprendo ruoli di alta responsabilità istiluzionale: presidente dell'Unione europea dei pagamenti, ministro del Commercio con l'estero, governatore della Banca d'Italia, presidente di Confindustria, senatore della Repubblica, ministro del Tesoro; egli è stato dunque testimone privilegiato e non secondario interprete della nostra storia economica nella seconda metà del Novecento, dall'adesione agli istifuti di Bretton Woods a Maastricht. Guido Carli aveva una personalità complessa. Poco incline a semplificare analiticamente i problemi, nell'esposizione aveva il dono di rendere comprensibili argomenti complicati; estremamente timido, ostentava decisionismo e sicurezza; attraversato da una sottile vena di pessimismo, era sorretto da una esplosiva vitalità e dalla volontà di fomire un contributo alla soluzione dei problemi dell'economia italiana. Paolo Baffi definì "smagliante" la personalità di Guido Carli, che aveva la capacità di catturare i propri interlocutori, innanzi tutto costruendo periodi puliti e precisi che combinavano intensità e chiarezza. La sua abilità espositiva si fondava su una logica cartesiana, affilata dall'uso migliore dell'italiano nonché di artifici retorici e frasi a effetto che colpivano nel segno. All'assoluta padronanza della lingua e alla prosa limpida egli aggiungeva una gestualità in grado di rafforzare plasticamente i propri pensieri e una fisicità che gli consentiva di rapire l'uditorio con Ia sola presenza, senza mai alzare il tono della voce. I suoi occhi di un azzurro intenso sembravano portare fuori quello che aveva dentro, a lampi, e ciò provocava una sorta di soggezione nelle persone con cui si confrontava. Tuttavia Guido Carli si dovette sentire inconcluso: la consapevolezza della capacità degli italiani di raggiungere alti traguardi di sviluppo era controbilanciata da una vena di pessimismo che derivava forse dalla sua interiore complessità d'animo forse dalla lucida visione della società italiana e delle sue pulsioni.
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